«La differenza essenziale tra piacevolezza e frivolezza nelle situazioni compromettenti, ma non troppo.»
Teresa e Rebecca chiacchierano, sdraiate a
piedi incrociati sul letto, l'una a testa e l'altra a piedi: posizione classica
da confidenze femminili, quando il letto diventa un campo di battaglia farcito
di dolciumi e stuzzichini, rigorosamente buttati giù con intrugli ad alto tasso
alcoolico.
Il discorso, serio ed intricato, si
arrampica tra analisi strascicate e bonbons al cioccolato.
«Sai che c'è? C'è che alla fine questi
uomini non sono più abituati ad andare in profondità; ad intersecare i loro
desideri o le voglie del momento con le nostre ipotetiche ed iniziali
resistenze. O è sì subito o non se ne fa nulla.» biascica compita
Rebecca, godendo appieno, tra una parola e l'altra, del ripieno al rum della
pralina al cioccolato fondente rivestita di mandole a scaglie.
«È una
specie di costante, ormai… Brevi rincorse, rapidi incontri e, puf, al primo
stop si defilano veloci e spariscono, neanche fossero un gas. Tempo! Tempo, ci
vuole, Terè… Tempo per elaborare le nostre girandole di pensieri arzigogolati e
tutte le piroette che dobbiamo sfumare, analizzando i loro minimi gesti.»
E intanto Teresa, lemme
lemme, placida e sorniona, con occhi a fessura osserva concentrata la caramella
ricoperta di zucchero e colorante rosa, indecisa se ingurgitare anche quella o
smettere e afferra la bottiglia di birra sudata, mentre schiocca la lingua e
butta giù anche la fragola glassata.
«Hai ragione, Rè. — mugugna, non troppo
soddisfatta dall'accostamento di sapori. —Sono dei tonti. Lasciali perdere.» e
afferra un orsetto gommoso con una liquirizia farcita appiccicata alla pancia.
«Probabilmente è colpa
dei segnali che non sappiamo dare. O che loro non sanno decifrare. Perché quando
è sì, capiscono no e viceversa. Oppure rimangono infognati in un forse ed è
pure peggio.» continua Rebecca, affogando nel fondo del bicchiere che la fa
inciampare sulle parole.
«È vero, Rè» brontola
Teresa, infastidita dalla birra calda e dalle pepite di torroncino dure, che
spaccano i denti.
« Perché il punto sta
nella differenza tra la piacevolezza, che non ha niente a che fare con l’erotismo
o la passione, ma è quella sensazione che spinge ad approfondire una conoscenza
e la frivolezza, che invece è alimentata dalla spinta pulsionale e lasciva
verso l’altro e che non implica troppe sovrastrutture, né interpretazioni ma è
orientata al soddisfacimento della mera energia sessuale.» racconta, tutto d’un
fiato e senza pause, mettendosi a sedere e puntando l’indice al soffitto per
dare più enfasi al discorso, Rebecca.
«Mmmm» borbotta distratta
Teresa, prendendo in mano il cellulare illuminato e allontanando decisa la
scatola delle zollette caramellate, che neanche innaffiate di vodka diventano
commestibili.
«Beh» si rianima Teresa,
sfregandosi le mani e guardando con occhi malandrini l’amica «Io vado!»
«Come vai? E dove vai?»
«E qualcuno dovrà pur
mettere in pratica questa tua teoria sulla differenza tra piacevolezza e
frivolezza no? Stasera inizio dalla frivolezza. Per la piacevolezza già abbiamo
tempo. Tempo, Rè! Ci vuole tempo… e nel frattempo, mi porto avanti con quel
discorso sull'energia pulsionale di cui parlavi. Ma tu tranquilla, eh… Continua
pure a ragionare e a bere mojito. Ti racconto tutto domani.» E con un
occhiolino e un sorriso malizioso, Teresa lascia il letto, i dolciumi, l’alcool
e l’amica.
Perché si sa, quando la
frivolezza chiama c’è poco da riflettere e pensare: semplicemente si va.
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