Fiabe: scelte, indicazioni terapeutiche, posologia e vita che scorre.
"C'è ancora magia, là fuori dove tutti i sogni si nascondono."

Tra i ricordi d'infanzia, porto la copertina del mio primo libro di fiabe: "Le più belle fiabe di Perrault", andato perduto, con mio grandissimo rammarico. Ricordo la copertina arancio e i disegni dipinti che raccontavano le parole e le storie inquiete di donne uccise e appese in cantine, di bimbi abbandonati in foreste e di sorelle che sputavano serpi e ortiche o perle e petali di fiori, mentre parlavano.
Poi arrivò il mio primo Walt Disney: "Cenerentola", rivisto e mitigato, nei toni e nei colori, dal genio della grande produzione e distribuzione che cambiò l'ansiogena rappresentazione fiabesca dell'agghiacciante quotidianità del male, con rassicuranti e sorridenti principesse e fate madrine.
Tra tutte, Cenerentola fu, ed è tutt'ora, tra le mie fiabe predilette.
Quel "C'era una volta..." che racconta le vicende di questa ragazza tenace e risoluta che, nonostante le pieghe fastidiose dell'accanimento fatale, tra lutti e angherie, si arma di ramazza e se la cava da sé, mi ha sempre consolato.
C'è da fare e lei fa!
C'è da sopportare richiami striduli di sorellastre con nomi pernacchiosi e lo fa!
C'è da condividere la soffitta con topi, topini e toponi, cuce loro maglioncini e berretti e se li fa amici!
C'è da andare ad un ballo e prepara il suo vestito... Le finte sorelle vere megere lo sfrangiano e lacerano allegramente? Interviene la buona stella paciocca e svampita che, con bacchetta bididibodidibu, si diletta nell'arte del riciclo e trasforma ogni cosa che sfiora in qualcosa di utile all'uopo: cani-cocchieri, zucche- carrozze, straccetti-abiti haute couture. Mi sono sempre chiesta perché tutto, allo scoccare della mezzanotte, ritornasse ad essere ciò che era, eccetto la scarpetta di cristallo. Mah!
E vabbè, comprendo che una licenza fiabesca per arrivare al fantomatico lieto fine, possa anche essere concessa, suvvia!
Ma il vero e profondo motivo per il quale mi garba così tanto Cenerella è che sia tra le poche, in quella schiera di femminucce protagoniste, a non stare in attesa di qualcuno che cambi il suo destino.
Cenerentola vive la propria vita cercando di trarne il meglio e , al contempo, dando il meglio di sé. Non passa il tempo a compiangersi e recriminare. Ogni tanto ha i suoi momenti di scoramento e qualche episodio di semi abbasso quasi cosmico, certo! ma poi soffia forte il naso con un fazzoletto ecrù bordato di pizzo macramé e ...hoplà, si rimette nella carreggiata della propositività. Brava, lei!
Mica cade addormentata e passa la finta morte ad aspettare un bacio... Mica intreccia lunghe chiome che lancia fuori da una torre, per far salire un paladino... No, no... Lei fa quello che deve fare, si porta avanti, si organizza... E poi, scatafash... quando meno se l'aspetta, becca pure il principe azzurro e lo molla lì, sulle scale del palazzo e corre via veloce.
Ritorna a casa, accarezza il ricordo dell'emozione della notte trascorsa, come una parentesi irreale che fa capolino dirompente nella sua vita, canticchia e va avanti... Poi, stupore e meraviglia, il principe la cerca... la trova... proprio mentre lei è impegnata a vivere la sua vita, nel suo piccolo mondo preordinato.
Eeeh... Ed ecco, la magia delle fiabe: ci fanno sospirare, mantenendo accesa la romantica sopravvalutazione del lieto fine... Fine: mezzo, strumento, scopo, obiettivo. O meglio, della lieta fine: conclusione, chiusura, epilogo.
E come ci insegnano il buon Peter (Pan) e la trillante Campanellino:
"Tieni stretto il tuo pensiero felice: puoi volare!"
Ma nel frattempo: olio di gomito, cenerentolare e darsi da fare!
The Killers: "A Dustland Fairytale"
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